«Creare un’impresa di tipo nuovo al di là del socialismo e del capitalismo giacché i tempi avvertono con urgenza che nelle forme estreme in cui i due termini della questione sono posti, l’uno contro l’altro, non riescono a risolvere i problemi dell’uomo e della società moderna».
Era il 1955 ed oggi siamo nel 2015. Quanti anni sono passati? Esattamente 60.
Cosa abbiamo fatto in questi anni? Tutto tranne quello che consigliava con il suo esempio, il grande Adriano Olivetti.
Oggi viviamo le conseguenze del non averlo imitato.
Lui si chiedeva «Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?».
Una vita più degna di essere vissuta
E rispondeva: «c’è un fine nella nostra azione di tutti i giorni ad Ivrea come a Pozzuoli. Senza la consapevolezza di questo fine è vano sperare il successo dell’opera che abbiamo intrapresa. Perché una trama ideale al di là dei principi della organizzazione aziendale ha informato per molti anni… l’opera della nostra società. Il tentativo sociale della fabbrica di Ivrea… risponde ad una semplice idea: «La fabbrica di Ivrea, pur agendo in un mezzo economico e accettandone le regole, ha rivolto i suoi fini e le sue maggiori preoccupazioni all’elevazione materiale, culturale, sociale del luogo ove fu chiamata ad operare, avviando quella regione verso un tipo di comunità nuova ove non sia più una differenza sostanziale di fini tra i protagonisti delle sue umane vicende, della storia che si fa giorno per giorno per garantire ai figli di quella terra un avvenire, una vita più degna di essere vissuta. La nostra società crede perciò nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell’arte, crede nei valori della cultura, crede infine che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate tra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell’uomo nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto».
Si tratta della centralità, della persona e della comunità.
E’ questo ciò che condivido e cerco di inserire nei progetti di Pianificazione Strategica di cui sono autore grazie ai clienti che mi danno fiducia.
Fonte principale è: l’Umanesimo integrale di Maritain che ci aiuta a comprendere il senso profondamente umano costitutivo di ogni autentica dimensione di società (l’uomo come misura della comunità) e il ruolo dell’economia – un’economia per la persona – nel quadro di una forte rivisitazione della vita della comunità locale nella quale è inserita l’impresa.
Umanesimo integrale – così come altri testi dello stesso Maritain e di Mounier – hanno rappresentato per Olivetti i cardini di quella trama ideale su cui ha costruito e ha dato consistenza vitale a quelle comunità di cui la fabbrica, pensata a misura della persona, rappresentò un paradigma fondamentale.
Nel mio lavoro sono costantemente ispirato dall’imprenditore Olivetti che mi insegna ad avere a mantenere vivo il senso dei valori spirituali e culturali per la “costruzione” di imprese nuove fondate sul rispetto pieno per la persona e su un autentico senso della comunità.
Roberto Lorusso
Founder and Ceo Duc In Altum srl