Questo articolo nasce dal desiderio di condividere (con i miei colleghi imprenditori e i tanti manager che ho conosciuto in questi anni) un aspetto della vita aziendale che frequentemente viene sottovalutato perché non si capaci a collegarlo direttamente al successo dell’impresa.
La condivisione
Noi siamo fatti per stare con gli altri. La nostra vita si arricchisce molto se stiamo con gli altri e in qualsiasi situazione essi si trovano. E’ l’isolamento che fa male, non la condivisione.
L’isolamento sviluppa paura e diffidenza e impedisce di godere della fiducia. Bisogna proprio dirci che si corrono più rischi quando ci isoliamo di quando ci apriamo ai nostri collaboratori: la possibilità di farci male e creare danni all’azienda non sta nell’incontro ma nella chiusura e nel rifiuto.
I vantaggi della condivisione, si fanno presenti ogni qualvolta ci facciamo carico dei problemi di un nostro collaboratore (figlio con una brutta malattia, un genitore anziano bisognoso di cure ed assistenza, ecc.), oppure di un collega imprenditore (problemi bancari, necessità di licenziare, ecc.)
Quando ci prendiamo cura dell’altro ci complichiamo meno la vita di quando siamo concentrati solo su noi stessi.
Lasciarsi incontrare
Stare in mezzo ai nostri collaboratori, incontrare i clienti o i fornitori, non significa solo essere intelligenti perché utilizziamo una leva di marketing; incontrare gli altri significa anche lasciarci incontrare.
Siamo noi, infatti, che abbiamo bisogno di essere guardati, chiamati, toccati, interpellati, siamo noi che abbiamo bisogno degli altri per poter essere resi partecipi di tutto ciò che solo gli altri ci possono dare. Questo è il modo migliore per imparare ogni cosa potrà rendere migliore la nostra azienda (sotto tutti i punti di vista).
La ricchezza dei nostri collaboratori
Ovviamente prima di tutto è necessaria una buona relazione con i nostri collaboratori. L’esperienza mi dice che di solito da loro riceviamo di più di quanto diamo. Tra i nostri collaboratori c’è un’autentica ricchezza umana. Sono innumerevoli le storie di vita aziendale e familiare, che si possono condividere. E’ bello scoprire, ad esempio, quanta dignità è presente nelle famiglie che vivono nella prova di eventi dolorosi. Incontrando questi nostri collaboratori tocchi con mano la loro grandezza e ricevi quasi una luce per cui diventa chiaro che, anche quando l’azienda è in crisi, si può coltivare una speranza per il futuro; si può credere nella ripresa perché ci sono loro.
Quando si sta insieme ai nostri collaboratori si tocca l’umanità: non c’è mai solo la testa, c’è sempre anche il cuore, c’è più concretezza e meno ideologia.
Imparare a vedere l’insieme
Stare insieme fa bene non solo alla vita dei singoli ma è un bene per tutti. Stando in mezzo ai nostri collaboratori abbiamo accesso all’insegnamento dei fatti e vediamo l’insieme.
Quando vediamo l’insieme, il nostro sguardo viene arricchito e risulta evidente che i ruoli che ognuno svolge all’interno delle dinamiche aziendali non possono mai essere isolati o assolutizzati.
Quando i collaboratori sono separati da chi li comanda, quando si fanno scelte in forza del potere e non della condivisione, quando chi comanda è sempre la persona più importante dell’azienda e le decisioni sono prese da pochi, o sono anonime, o sono dettate sempre da emergenze vere o presunte, allora l’armonia aziendale è messa in pericolo con gravi conseguenze.
Essere insieme ci aiuta a vedere l’insieme.
Anche perché stare insieme ci permette di scoprire la pluralità del sapere, di cultura, di umanità, di competenze non tradizionali. Stare con i nostri collaboratori ci fa toccare con mano la ricchezza e la bellezza della diversità.
Commetteremmo una grande violenza se riducessimo tale varietà in una banale uniformità, e tanta pluralità di pensieri e di azioni ad un unico modo di fare e di pensare.
Insieme ai nostri colleghi
Termino questo articolo pensando al fatto che è bene non stare lontani dai nostri colleghi. Stare insieme, fra imprenditori, semmai frequentando associazioni di categoria, significa anche avvertire che ognuno di noi è parte di una comunità locale (città, regione, nazione).
E scopriremmo che “la vita concreta è possibile perché non è la somma di tante individualità, ma è l’articolazione di tante persone che concorrono alla costituzione del bene comune”. (Papa Francesco)