Conosci il modo di impostare un business plan? Prova a consultare qualche consulente e vedrai le differenze. Puoi accorgetene facilmente guardando l’indice.
Ecco un primo esempio di impostazione del Business Plan:
- Introduzione
- L’Executive Summary
- La Società
- I Prodotti/Servizi
- L’Analisi del Settore
- L’Analisi del Mercato
- La Strategia di Marketing
- La Struttura del management
- Il Piano operativo
- I capitali necessari
- Le informazioni finanziarie
- Le informazioni specifiche del settore
- Documentazione supplementare
Ecco invece come si presenta la struttura di un altro, un po’ più articolato:
A) DESCRIZIONE DELLA COMPAGINE SOCIALE
- Generalità del proponente
- Indirizzi e recapiti per comunicazioni
- Forma giuridica
- Titolare e soci
B) DESCRIZIONE DEL PROGETTO
- Settore di attività
- Descrizione sintetica del prodotto/servizio
C) ASPETTI COMMERCIALI
- Avviamento
- Mercato di riferimento
- Strategie commerciali
- Obiettivi di vendita
D) ASPETTI PRODUTTIVI
E) POTENZIALITA’ DEL PROGETTO
- Validità dell’iniziativa
- Sostenibilità
F) ASPETTI OCCUPAZIONALI
G) PIANIFICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
- Descrizione dell’investimento da effettuare
- Descrizione dei finanziamenti
- Piano economico-finanziario
- Piano di copertura finanziaria
ALLEGATI AL PROGETTO.
Hai mai pensato di farti un indice che sia coerente al 100% con quello che vuoi comunicare? O meglio, come ho scritto nel mio recente articolo: il vero scopo del business plan: l’apprendimento, di farti un indice coerente con quello che ti serve per imparare ad essere e fare?
Alzo il tiro.
Che ne pensi di provare a fare un indice che sia coerente a come vorrai utilizzare il Business Plan durante l’avviamento della tua impresa?
E se ti dicessi che il business plan è circolare? (Lo so che dovrei sempre scriverlo come una sequenza di capitoli e paragrafi).
Si; lo definisco circolare perché si compone di tante variabili che sono fra loro “causa” ed “effetto”. Sai a cosa mi riferisco?
Mi riferisco a quella cultura che si chiama approccio sistemico, e cioè a quella competenza che ti serve per fare il miglior business plan che tu possa mai immaginare.
A questo punto vorrai sicuramente sapere cos’è l’approccio sistemico vero?
L’approccio sistemico del Business Plan
Le dimensioni produttive, di mercato, sociali, economiche, finanziarie e ambientali con le quali deve confrontarsi una organizzazione imprenditoriale (e non solo) sono strettamente correlate, perciò ogni tentativo di formularne una previsione di gestione deve tenere conto delle reciproche interrelazioni.
Scrivere un business plan utilizzando un approccio tradizionale (che non considera le conseguenze delle relazioni tra i sottosistemi di cui sopra) non è sufficiente, anzi è assolutamente sconsigliato, in quanto esso porta ad affrontare il progetto (complesso) da una sola angolazione (prevalentemente quella economica).
L’approccio sistemico offre la possibilità di dominare efficacemente la complessità, osservando non i singoli sottosistemi ma l’insieme degli stessi, intesi come un tutto unico, concentrandosi sulle relazioni tra gli elementi piuttosto che presi separatamente.
L’approccio sistemico stravolge il modo tradizionale meccanicistico e lineare di descrivere l’idea di business.
Consente (con l’applicazione di metodologie quali la “dinamica dei sistemi” e tecniche quali i “micromondi”) di simulare la gestione, valutando l’impatto delle diverse decisioni possibili ed evidenziando quegli effetti che nell’esperienza reale sfuggono perché distanti, nel tempo e nello spazio.
Con questo tipo di approccio è possibile fare proiezioni, verificare la validità delle diverse strategie possibili, ed imparare a comprendere meglio le variabili in gioco.
Ti dico questo perché nella tua idea di business ci sono priorità, competenze e situazioni diverse da tante altre “idee”; il che significa banalmente che non possono esistere sequenze uguali per tutti.
Quando ti metti a scrivere avendo sempre presente le relazioni, ritornare su alcune fasi dopo averne migliorato quelle che le precedono è naturale. La realtà dei fatti è quindi che la scrittura percorre “relazioni chiuse” anziché processi in verticale di un indice.
Provo a spiegarlo con una immagine.
Hai visto quante relazioni ci sono?
Questo circuito lo puoi leggere a partire da qualsiasi elemento, certo è che la qualità di uno influenza la qualità dell’altro.
Non puoi ottenere un buon conto economico se prima non avrai fatto un buon piano del personale e cosi via.
Puoi leggere il circuito dal momento in cui hai condiviso l’idea con i tuoi soci (o futuri tali) e terminare allo steso punto dopo aver capito se saranno dei buoni soci.
Leggiamo insieme.
La condivisione di valori porta un gruppo di persone a stabilire un primo patto ed una carta valoriale, e quindi a verificare la sostenibilità di una idea di business. Per fare questo occorre un buon business plan che si avvale della carta valoriale per definire una visione dell’impresa (progetto industriale) ad esempio a 5 anni.
Il business plan richiede che al suo interno sia ben descritta un’analisi di contesto endogena ed esogena con una descrizione accurata degli scenari di mercato. Ma per definire la missione aziendale non si può prescindere dall’ascolto dei bisogni degli stakeholder.
Fatto questo e cioè individuato il mercato prescelto a la missione si può eseguire la migliore pianificazione riguardante il marketing, le vendite, la comunicazione, la distribuzione, il ciclo passivo, il personale e la struttura organizzativa, ecc..
Tutte cose che confluiscono nel piano economico finanziario. Insieme al piano della responsabilità sociale costruito grazie alla condivisione di valori.
A questo punto è più facile definire le milestone di progetto e i target da raggiungere con i relativi indicatori di misurazione. E così, è possibile realizzare un buon cronoprogramma.
ADESSO prova tu a scrivere l’indice del tuo business plan.
Roberto Lorusso
Founder and Ceo Duc In Altum srl