Ho conosciuto questo termine molti anni fa e non ne capivo il vero significato. Poi qualcuno mi ha spiegato che dovevo essere attento a quelle persone, soggetti, enti o istituzioni interessati alla mia azienda.
Da un po’ di anni persino la Pubblica Amministrazione parla di stakeholder e le imprese sono interessate a questi più che mai.
Infatti, quando procedono all’analisi di contesto, le imprese effettuano un’esplorazione dell’ambiente al di fuori dell’organizzazione per identificare le opportunità e le minacce, insieme ai trend politici, sociali, economici e tecnologici ed altri eventi.
Ma soprattutto esaminano la natura e lo status delle relazioni con i vari gruppi di stakeholder, come ad esempio, le associazioni di consumatori, i fornitori più rappresentativi, i collaboratori, i sindacati, le associazioni a difesa dei diritti civili, ambientali, datoriali, ecc…
Allora mi sono posto queste domande che si aggiungono, o solo meglio specificano, quella del titolo di questo articolo:
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- Da dove nasce l’interesse per gli stakeholder?
- Perché tutti parlano della necessità di soddisfare i loro bisogni?
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Penso di avere trovato risposta nel punto 35 della Enciclica Caritas In Veritate. Leggi attentamente cosa scrive Papa Benedetto XVI (che certamente non è un economista, ma …):
“il mercato, lasciato al solo principio dell’equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare.
Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica.
Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave”.
Stakeholder, relazioni, mercato
In sostanza la perdita di fiducia ha generato la crisi che stiamo vivendo già da molti anni, ed il tutto è stato causato dalla mancanza, all’interno del mercato, di quelle forme di solidarietà e reciprocità.
Quindi: il mercato lasciato al solo scambio mercantile di merci e servizi non regge perché non produce anche coesione sociale.
Risultato: tutti i soggetti che operano nel mercato, hanno bisogno di relazionarsi con qualcuno che gli permetta di introdurre quelle forme di funzionamento interne di solidarietà e di fiducia reciproca, per poter pienamente espletare la propria funzione economica.
Così ho capito che la sola attività economica non possa risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile.
E ti pare poco? Adesso forse sembra difficile. Una volta però era normale, ed in Italia abbiamo avuto grandi esempi come Adriano Olivetti.
Continua il Papa: “l’attività economica va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica.
Pertanto, va tenuto presente che è causa di gravi scompensi separare l’agire economico, a cui spetterebbe solo produrre ricchezza, da quello politico, a cui spetterebbe di perseguire la giustizia mediante la ridistribuzione”.
L’agire economico non è e non può essere antisociale, ed è per questo che ultimamente per preservare le imprese da questo pericolo si parla tanto di “Responsabilità Sociale” e di certificazione etica (SA8000).
Uno dei rischi maggiori, infatti, si avverte quando l’impresa risponde quasi esclusivamente ai portatori di capitali finanziari riducendo la sua valenza sociale.
Per nostra fortuna in Italia resistono le imprese familiari con a capo un imprenditore stabile che si sente responsabile a lungo termine, e non solo a breve (tipico delle multinazionali), della vita e dei risultati della sua impresa.
Purtroppo ci sono anche imprese italiane che utilizzano la forma della delocalizzazione dell’attività produttiva che abbassa considerevolmente nell’imprenditore il senso di responsabilità nei confronti di portatori di interessi quali i lavoratori, i fornitori, i consumatori, l’ambiente naturale e la più ampia società circostante, ecc.
Quale il ruolo degli stakeholder? Mettere in pratica l’indiscutibile convincimento che la gestione dell’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento, l’ambiente.
Finalmente cambiano gli insegnamenti nelle business school e nelle facoltà di economia ed iniziano a comparire manager che, con analisi lungimirante, si rendono sempre più conto dei profondi legami che la loro impresa ha con il territorio, o con i territori, in cui opera.
Questi giovani manager stanno imparando, grazie alla Pianificazione Strategia verso la sostenibilità, ad evitare che l’impiego delle risorse finanziarie sia solo speculativo (cadendo alla tentazione di ricercare solo profitto di breve termine), e a guardare compiutamente anche alla sostenibilità dell’impresa a lungo termine, nonché al suo puntuale servizio all’economia reale.
Roberto Lorusso
Founder and Ceo Duc In Altum srl