Conosciamo le imprese del XX secolo tutte strutturate con una forte divisione funzionale del lavoro e un ordine gerarchico. Di certo questa organizzazione gerarchico-funzionale ha consentito loro di correre molto, di spostarsi in cerca di opportunità, di reagire agli stimoli del mercato ma anche di produrre gravi danni all’ambiente.
L’arrivo di internet e delle reti, ha generato un bel cambiamento. La stessa immagine della rete o della ragnatela (web) ci ricorda molto da vicino la vita diffusa dei vegetali, non certamente le organizzazioni e le gerarchie alle quali siamo stati abituati.
Gli alberi e il mondo vegetale hanno una caratteristica fondamentale: sono ancorati al suolo, hanno radici. Le piante, non avendo organi, vedono, respirano, sentono con l’intera estensione del loro corpo.
Noi abbiamo un sistema gerarchico per pensare e decidere, le piante ‘pensano e decidono’ con le foglie, con i rami, col fusto, con le radici. La loro vulnerabilità legata alla sedentarietà le ha portate a spalmare in tutte le loro cellule le loro funzioni vitali.
È strano a dirsi ma è la sedentarietà (cosa molto negativa per le imprese) che ha generato una nuova competenze: dare vita ad un sistema di ascolto e di decisioni spalmato su tutti gli elementi dell’organizzazione.
Le imprese non possono permettersi l’immobilismo ma possono imparare a distribuire le loro funzioni vitali a tutti i membri dell’organizzazione.
Dagli organismi centrali alle cellule vitali distribuite.
Per gli umani è sufficiente perdere un organo vitale per morire. Mentre è molto più difficile uccidere una pianta.
Un’impresa eviterà il suo fallimento (morte) se imparerà dalla pianta.
Di conseguenza penso che le organizzazioni che oggi vogliono vivere in questo XXI secolo devono imparare a respirare, ascoltare, ricordare, parlare con tutto le membra del loro corpo: come le piante.
Devono
quindi ripensare e stravolgere la loro rigida struttura gerarchica.
Mi stai chiedendo: perché non avviene? Se questo lo diciamo da tanto troppo
tempo? Non ti sembra una banalità ed una
inutile perdita di tempo ripeterlo ogni volta?
E poi che centra questo con la Pianificazione Strategica?
Rispondo
una domanda alla volta.
Perché non avviene? Potrei rispondere banalmente perché siamo animali e non
siamo vegetali. Siamo superiori. Non siamo come le piante che possono essere
calpestate.
Umiltà per cambiare
Eppure le piante vivono una eternità sono resilienti a tutto. È vero ci sarebbe molto da imparare dall’umiltà delle piante. Ma è difficile.
E quindi? Alla fine “si fa sempre come dico io” che sono in capo alla gerarchia.
Seconda domanda: Che centra questo con la Pianificazione Strategica?
Direi che è stupido non capire che molti verbi e comportamenti che usiamo nella pianificazione strategica hanno a che fare con i verbi delle piante.
Come riusciremmo a progettare un progresso sostenibile attraverso una pianificazione se non siamo capaci di decentrare e spalmare tutte le funzioni compresa quella imprenditoriale? Come riusciremmo senza rinunciare ad un controllo gerarchico di tutti i processi e decisioni? Come riusciremmo se non attiviamo e responsabilizziamo tutte le cellule della nostra organizzazione?
Mi stai ancora chiedendo: Ci sono modelli di imprese già organizzate secondo il paradigma vegetale?
Le cooperative
Io penso alle cooperative. La forza della cooperazione consiste nell’aver sviluppato una distribuzione delle funzioni in tutto il corpo, rinunciando alla rigida organizzazione gerarchica per attivare l’intera compagine sociale.
Le cooperative hanno imparato a respirare, sentire, decidere con tutto il loro corpo, e lo hanno fatto ripensando i diritti di proprietà dell’impresa e il governo. Essendo ancorate ai territori sono state molto più lente e in genere meno efficienti delle imprese capitalistiche, ma si sono mostrate molto più resilienti alle crisi ambientali, esterne e interne.
E quando muoiono, il loro fallimento dipende molto spesso dall’aver rinunciato alla metafora vegetale per imitare gli animali più veloci e attraenti, adottando la loro governance e cultura.
Se le cooperative e le imprese di comunità perdono le loro capacità di utilizzare tutte le cellule per respirare e vivere, si ritrovano solo con gli svantaggi dell’ancoraggio al territorio.