Quando il Capo crede di fare il “bene”
In azienda molto volte ci è capito di ascoltare nei corridori: ma il capo si sente bene?
Si, perché chi lo dice è esterrefatto difronte ad alcune decisioni prese dall’imprenditore o dal suo manager.
Noi, che siamo preposti al governo, quasi sempre agiamo con determinazione e certezza rispetto a quanto abbiamo appena deciso di fare e che stiamo comandando di fare. Noi pensiamo e siamo certi sia una cosa buona per la nostra organizzazione.
La posta in gioco per chi fa il capo (imprenditore o manager che sia) è quella di discernere ciò che nella sua decisione è “cattivo” ma appare come “buono”, cioè quello che lo porterà ad un plateale insuccesso mostrandosi invece come strumento per il più grande successo.
In questi giorni mi sono confrontato con un brano del vangelo che forse aiuterà anche te a comprendere quello che sto dicendo. Forse ricorderai le tentazione di Gesù nel deserto ad opera del diavolo.
Il tentatore si avvicina a Gesù e dice: <Se tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane>.
Adesso ti chiedo: trasformare pietre in pane (metaforicamente parlando) non è forse l‘obiettivo sociale di ogni impresa?
Quindi perché condanniamo il tentatore? Anzi, non ci sta invitando a fare qualcosa di buono, il nostro dovere di imprenditori?
Le imprese non fanno altro che questo: trasformano materie prime in prodotti per la soddisfazione dei bisogni e quindi per il benessere sociale.
Le più alte competenze del capo
Ed a questo punto il capo che dirige l’impresa, certo di fare una cosa buona mette in campo le sue più alte competenze: Razionalità, Sicurezza e Prestazione.
- La Razionalità per poter trasformare materie prime in prodotti da vendere.
- La Sicurezza per potersi proteggere da possibili insuccessi.
- La Prestazione per poter salire sul podio del vincitore.
Il tutto misurato dalla sua grande efficacia e cioè dal rapporto tra i mezzi (pochi) utilizzati ed i risultati (grandi) ottenuti (cosa che noi imprenditori del sud conosciamo molto bene).
Ed è così che si fa presente la tentazione più grande per il capo di oggi: identificarsi con la tecno scienza e con gli esperti di ogni tipo che dimostrano con la loro efficacia di essere capaci di ottenere utili per l’impresa senza colpo ferire.
Ogni capo vuole somigliare a ciò che pretendeva di essere Cartesio, “maestro e proprietario della natura”.
Il capo cede a questa tentazione, crede di sapere ma non sa di credere nel tentatore: uno stakeholder dal nome:
“Orgoglio & Presunzione SpA”.
La falsa sicurezza gli impedisce di andare a vedere oltre il muro della sua ignoranza. Non vuole dare evidenza alla complessità, non vuole allargare lo spazio della sua curiosità, non vuole coltivare il dubbio, non vuole ascoltare i suoi collaboratori che retribuisce ogni mese.
Riflessione finale
Sinceramente, non penso sia onesto, per non dire etico, credersi la “Provvidenza” della propria impresa, come se tutti siano li in ginocchio ad aspettare le mie decisioni. E mi chiedo:
Ogni tanto mi sforzo di ascoltare ciò che si dice nei corridoi? ma il capo si sente bene?
Chiedo umilmente scusa a tutti i miei collaboratori per quante volte mi sono lasciato tentare.