Ti ricordi della impresa familiare Olivetti?
Si, mi riferisco a quella tutta a capitale di famiglia. Anche perché in Italia ancora oggi le PMI di questo tipo rappresentano la quasi totalità.
Normalmente le figure apicali che troviamo nelle imprese familiari sono: il papà ed i figli (di entrambi i sessi) scarse volte è anche presente la mamma. In diversi casi è però presente con il ruolo del papà.
Il papà è quello che non molla mai. E’ l’imprenditore, e molto spesso resta tale sino all’ultimo giorno possibile, anche se qualcun altro della famiglia svolge il ruolo di amministratore dell’impresa familiare.
A tale proposito mi piace ricordare le parole di Franco Ferrarotti, fedelissimo collaboratore di Adriano Olivetti, recentemente riportate su un articolo dell’Avvenire:
“L’imprenditore non è un amministratore. L’amministratore amministra l’esistente. Gestisce…Calcola le entrate e le uscite. Imposta i bilanci preventivi e analizza i bilanci consuntivi. Meticoloso, puntuale, occhiuto. L’amministratore è un gestore. L’imprenditore è un sovversivo. Non accetta l’esistente come dato di fatto. La sua azienda deve essere processiva e propulsiva, senza confondere espansione caotica e priva di disegno con lo sviluppo ordinato e omogeneo, rispettoso degli equilibri eco-sistemici e dei ritmi vitali della comunità. Olivetti era un imprenditore”.
Ti starai chiedendo il perché di questo ricordo di Olivetti.
Sinceramente l’ho fatto per scoprire, nelle imprese di oggi, quanti figli sono imprenditori e quanti sono amministratori. Ed anche quanti sono solo “dipendenti”.
Le storie imprenditoriali di ieri ci parlano di grandi personalità anche dal punto di vista umano e non solo di business.
E quelle di oggi? Io penso che parlino di persone furbe e mediocri.
Pensa attentamente al fatto che in Italia siamo riusciti persino a depenalizzare il falso in bilancio.
Oggi i giovani imprenditori scrivono sul loro biglietto da visita: Chief Executive Officer (CEO).
Trattasi di nuovi manager di professione, specializzati nella gestione ordinaria ma del tutto inetti quando si tratta di affrontare situazioni eccezionali; vedi il brutto esempio Alitalia tanto per citarne uno all’ordine del giorno.
Il giovane CEO, che entra nell’ impresa familiare dopo un brillantissimo master in una delle più famose Business School, oggi purtroppo rappresenta il “nuovo potere” (leadership) basato sulla conoscenza dei segreti del potere.
Per essere chiari: il potere è diventato fine e non più mezzo.
Capirai bene ovviamente che trattasi di potere legato all’alta finanza, piratesca (priva di etica e morale), tesa alla massimizzazione del solo profitto nel più breve tempo possibile.
Questa nuova figura di CEO è il beneficiario del risveglio del potere capitalistico e non del risveglio dei capitalisti.
Bada bene a quello che ho scritto.
I capitalisti che sanno fare gli imprenditori generano benessere per l’intera umanità.
Oggi il CEO, invece, è il nuovo protagonista della gestione creativa del capitale, al di là delle frontiere nazionali. Non ha patria, lui è uomo del mondo.
Era questo il sogno del “vecchio imprenditore” per il giovane figlio?
Penso di averti trasferito il mio pensiero sul “ieri” e forse anche sull’ “oggi” al quale però devo aggiungere tutta una valanga di problemi, che vive l’impresa familiare, legati alla “convivenza generazionale” e conseguentemente al “passaggio generazionale”.
Di questo ne parlerò in un prossimo articolo, adesso vorrei fare una riflessione sul futuro.
Il futuro dell’impresa familiare
Se le università e le scuole di business hanno generato giovani CEO come quelli che ho sopra descritto, che tipo di impresa familiare pensiamo si vada costruendo?
In una fotografia, possibile, vediamo: Il CEO (regista) uomo solo nella cabina di comando. L’homo novus del potere globale.
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- Non lo si vede mai leggere, o legge poco. I suoi indici preferiti si trovano su internet e sono quelli della Borsa.
- Non ha nient’altro da imparare, quello che c’era da sapere lo ha già imparato.
- Non ha tempo. Ma fa perdere molto tempo agli altri con riunioni tese alla sua esaltazione.
- Pianifica e non si sa per andare dove.
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Potrei continuare ma smetto per non darti una visione tutta negativa. Quello che mi preoccupa è che stiamo costruendo PMI ed imprese familiare che saranno autentici mostri.
Modelli di impresa familiare che non sono raffigurabili che hanno perso la dimensione propria, razionale e umana.
I cambiamenti imposti dalle multinazionali che governano la globalizzazione hanno grave responsabilità in tal senso perché, purtroppo, rappresentano il modello al quale si ispirano, a torto, le nuove generazioni di imprenditori.
Ma una altrettanto grave responsabilità pesa sulle spalle dei genitori che hanno smesso di educare alla vita prima che alla professione di imprenditore o manager.
Sempre affascinato dalla grande figura di Adriano Olivetti riporto una sua frase con la quale rispondeva a quanti gli parlavano di addestramento del personale.
Lui diceva:
“Gli animali si addestrano. Le persone si educano”.
Ebbene i nostri giovani imprenditori sono stati addestrati ad essere i futuri animali del business dove l’unica legge è il profitto anche come esaltazione di se nei confronti delle altre persone della famiglia.
I genitori che non mollano, quelli che vediamo a più di 70 anni recarsi ogni giorno in azienda, devono fare un ultimo sforzo: capire se non sono stati buoni educatori e porvi rimedio, anche facendosi aiutare da persone terze, consulenti di valore, che sappiano far scoprire ai giovani le Virtù che rendono grande un imprenditore di successo per guidare le imprese familiari verso il futuro.
Roberto Lorusso
Founder and Ceo Duc In Altum srl
2 thoughts on “L’impresa familiare. Ieri, oggi e domani”
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