La cultura corrente ci ha abituati a pensare agli innovatori come a persone geniali che permettono di generare molti guadagni.
Tu, chi pensi sia un innovatore?
Giovanni Allevi, musicista, lo definisce così: «è colui o colei che si accorge prima degli altri della necessità di un cambiamento, là dove tutti si preoccupano di preservare lo status quo(*)».
Mi piace pensare all’innovatore come ad un bambino che guarda il mondo con stupore e si lancia nella ricerca con uno spirito avventuroso, temerario e con un gran senso di leggerezza. L’innovatore è colui che rompe le regole, apre nuove strade, insegue l’innovazione e nel frattempo incontra tanti oppositori. Va incontro all’incomprensione, e ciò nonostante persegue con coraggio, determinazione e coerenza la propria strada.
Innovatore è chi vuole realizzare qualcosa di mai esistito prima, ma che sia utile, che vuole sfidare le convenzioni, chi vuole eludere le aspettative “scontate”.
Chi cerca il nuovo sa bene che deve prepararsi alla battaglia, una lunga e dura lotta contro persone che hanno “modelli obsoleti incorporati” che utilizzano anche inconsapevolmente ritenendoli immutabili. L’innovatore convive con il proprio insuccesso, nessuna innovazione convince mai tutti, anzi in molti casi le persone non capiscono e non accolgono ciò che propone.
Senza esagerare per l’innovatore si tratta di passare un bel periodo nell’inferno della incomprensione e tanto altro. Alcune volte rischia l’allontanamento con gravi conseguenze sociali ed economiche.
“All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. (Luca 4, 28-30)
Essere un innovatore significa assecondare una tensione più grande tra la situazione coerente ed un futuro migliore desiderato. Significa vivere pienamente quella tensione creativa che sente dentro di se.
È possibile che un ideale possa diventare reale?
L’innovatore compie ogni giorno un esercizio pratico: trasforma il buio di una situazione in luce. E questo vale per il buio in se stessi, il buio di una relazione, il buio di un prodotto, il buio di una organizzazione…
Dare luce a ciò che oggi è buio, questa è innovazione.
Penso all’innovatore come ad un guerriero che sfida molti avversari. È coraggioso, è ben armato, ma ad un certo punto è costretto a ritirarsi e mettersi in disparte. In realtà quello è il momento in cui si cura le ferite. Lui sa che prima o poi le cicatrici si trasformeranno in medaglie.
Si ferma in silenzio, medita, studia, si allena, continua a cercare ciò che è nobile riaffila le sue armi e ritorna in battaglia. Non cerca il consenso per il consenso. Vive da innamorato del bene che può essere in grado di generare.
L’innovatore non è mai triste. È paziente, ma mai triste, perché lui sa che cerca la luce. La sua creatività è esuberante e, soprattutto, vuole fare della sua vita un’opera d’arte.
Innovatore perché utile al bene comune
Tutto quanto ti ho scritto dell’innovatore è anche e soprattutto frutto delle mie tante esperienze tese a raggiungere il bene comune. A volte sono state esperienze molto difficili nelle quali sono stato messo seriamente alla prova, ma che alla fine mi hanno dato tanta gioia e soddisfazione. Ho imparato, infatti, che più robusta e decisa è la resistenza al cambiamento tanto più grande e visibile è la misura del successo.
Roberto Lorusso
(*) GIOVANNI ALLEVI, Revoluzione. Innovazione, follia e cambiamento, Edizioni Solferino