La recente fiction RAI su Adriano Olivetti ha proposto a molti telespettatori il ruolo innovatore di Olivetti, in un periodo di crisi e smarrimento del Paese, molto simile a quello che viviamo adesso.
Un uomo con un carico d’idee dirompenti capace di creare una fabbrica modello, una comunità in cui il benessere aziendale viene fortemente condiviso con i dipendenti.
I commenti e gli apprezzamenti seguiti alle due puntate in TV hanno mostrato l’interesse per una figura a molti poco conosciuta ed hanno evidenziato il “sogno” degli italiani di immaginare un modello d’ azienda diverso da quello prevalente:
un desiderio di aziende che abbiano al centro la persona ed il suo benessere.
Un dato questo che riguarda il 90% degli italiani, secondo recenti ricerche. Lo confermano alcune indagini condotte nel 2013 da Manageritalia (la Federazione nazionale dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato), di cui riporterò qualche dato utile per riflessioni sul tema.
Cos’è il welfare aziendale, ovvero la costruzione di forme di benessere aziendale?
È:
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- part time,
- telelavoro,
- congedo parentale,
- servizi per la salute e l’assistenza,
- servizi per la persona e la famiglia e più in generale di facilitazione della vita quotidiana.
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Insomma, modi e azioni concrete per conciliare meglio vita professionale e personale e aumentare il benessere aziendale e la produttività.
I risultati della ricerca su citata sono incontrovertibili: si può fare, non costa e migliora benessere aziendale e la produttività dei lavoratori e quindi dell’azienda.
E’ vero, anch’io noto che molte aziende italiane – e pugliesi – si stanno dando da fare per competere al meglio e aumentare redditività e produttività. Ma spesso lo fanno prestando poca attenzione ad alcuni fattori determinanti:
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- innovazione,
- nuovi prodotti/servizi e nuovi mercati,
- valorizzazione delle persone.
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Balza poi evidente un dato: nelle aziende del Sud sono pressoché inesistenti sia le politiche intergenerazionali sia quelle di benessere aziendale.
Il welfare aziendale presente nel 21,6% delle aziende italiane lo è nel 25% di quelle del Centro, nel 22% di quelle del Nord Ovest, nel 10% di quelle del Nord Est e in percentuali infinitesimali in quelle del Sud.
Quali le cause dell’assenza di forme del benessere aziendale?
Molteplici!
Drammatica appare anzitutto l’arretratezza su aspetti di pianificazione strategica ed organizzativa: si dedica nelle aziende italiane, rispetto a quelle estere, poca attenzione alla gestione per obiettivi, alla gestione dei collaboratori.
Basti pensare che solo il 14,3% delle aziende nazionali fa periodiche indagini di clima, contro il 50,7% di quelle estere.
E, a corollario del tutto, solo il 35,7% delle aziende nazionali svolge attività strutturata di comunicazione interna, contro il 74% di quelle estere.
Il freno al definitivo decollo di queste pratiche virtuose, sinora più proprie delle grandi aziende, sta secondo gli intervistati (76% manager e 68% italiani) nella scarsa cultura organizzativa e nella poca conoscenza che ne hanno le Pmi (98% imprese italiane) e nella falsa credenza che costino troppo.
Mentre è dimostrato e affermato dalla metà dei manager l’esatto contrario (48%).
E, se scarseggia il welfare aziendale, come stiamo a produttività?
La situazione vede il Sud fanalino di coda anche rispetto al già deprimente dato sulla produttività del resto dell’Italia.
La produttività media, misurata in termini di valore aggiunto per addetto, è di 45.000 euro al Sud (46.000 in Puglia), di 61.800 in Lombardia e di 53.600 in Italia.
Così, grazie forse alla crisi, stiamo assistendo al consolidamento di una consapevolezza: gli italiani e i manager (81% e 72%) intervistati vogliono farsi promotori della diffusione del welfare aziendale.
Mi sembra si possa concordare con quanto detto in un recente convegno tenutosi in Fiera del Levante a Bari lo scorso settembre da Marisa Montegiove, presidente Manageritalia Servizi:
“È ora di uscire dall’immobilismo e dagli stereotipi. Le aziende che abbiamo seguito hanno attuato politiche di welfare aziendale con successo, ottenendo più produttività e benessere aziendale e soprattutto con costi minimi e nulli e forte aumento di valore.
Questo vale anche e soprattutto per il Sud, che seppure scarso in termini di infrastrutture, investimenti ecc., può e deve ripartire proprio dalle persone”
La sfida del benessere aziendale
Dalle persone e da un lavoro più capace di dare produttività e benessere può e deve ripartire il Sud; questa la sfida che mi piace porre alla tua attenzione!
Se sei un imprenditore, un manager, un sindacalista, un consulente aziendale ti propongo con grande attenzione ed ascolto delle persone nell’ organizzazione in cui operi di attivare alcuni strumenti operativi già applicati con successo, essere protagonista di un clima, di gesti concreti, di opportunità per tutti, di belle relazioni che costituiscono l’esperienza del benessere aziendale.
Sono convinto, possiamo lavorare insieme per supportare le nostre aziende locali e qualsiasi organizzazione pubblica ad implementare politiche di welfare
Fa bene alle persone, fa bene all’azienda.
Roberto Lorusso
Founder and Ceo Duc In Altum srl
1 thought on “Benessere aziendale e produttività, un binomio vincente che riporta le persone al centro delle imprese”
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